Croz de Primalunetta

Il massiccio di forma approssimativamente trapezoidale, la cui estremità nord-ovest è costituita dal monte Cenon (q. 2283 IGM) mentre il cosiddetto Croz di Primalunetta (m. 2304 IGM) ne forma l’estrema cresta sud-est.

All’inizio del conflitto non rientrava tra le posizioni prescelte dalle forze austroungariche per opporsi agli italiani lungo il crinale del Lagorai. Tutto il massiccio di Cima d’Asta, con i sottogruppi di Tovà e di Rava (del quale ultimo Cenon e Primalunetta fanno parte) era infatti in posizione troppo avanzata per poter essere difeso dalle scarse truppe di cui l’esercito degli Asburgo all’epoca disponeva.
Nell’estate del 1915 il massiccio era quindi meta di pattuglie dei due eserciti, senza che alcuno vi si insediasse stabilmente, fino alla metà di agosto, quando, nell’ambito dell’occupazione italiana delle cime di Rava, anche questa posizione, occupata dalla brigata Venezia, entrò a far parte dello schieramento avanzato delle regie truppe. Ma già tra settembre ed ottobre di quell’anno la linea italiana avanzò ad est del torrente Maso e la montagna passò in retrovia, senza venire occupata che da pochi osservatori d’artiglieria.
Con il progredire, nel maggio del 1916, dell’offensiva austriaca degli altipiani, anche in Valsugana si verificò un consistente ripiegamento delle forze italiane, che obbligò le forze dislocate in Val Calamento a ritirarsi ad est del Maso. Cima Primalunetta, il 24 maggio 1916, venne occupata da una compagnia del battaglione alpini Intra ivi ripiegata da Val Fregio, che però a causa di un malinteso l’abbandonò per poche ore, il giorno 25, senza attendere il cambio da altro reparto. Quella stessa sera pattuglie austriache salirono a monte Cenon e raggiunsero poi il Croz di Primalunetta senza incontrare resistenza e vi si insediarono. Da quel momento il massiccio divenne una vera spina nel fianco per le posizioni italiane del Tombolin di Caldenave, di Forcella. Ravetta e del monte Cima: dalla q. 2304 del Croz di Primalunetta quelle posizioni erano infatti in piena vista ed esposte al tiro di mitragliatrici e cannoncini che prontamente gli austriaci avevano trasportato lassù. La guarnigione austriaca, truppe del 164 battaglione Landsturm, Standschützen di Merano e Vipiteno e Kaiserjäger della 3ª Streifkompanie, occupava la vetta solamente con le truppe di prima linea, mentre le riserve erano ammassate negli angusti baraccamenti del cosiddetto “villaggio austriaco”, posto nell’avvallamento settentrionale,defilato alla vista italiana, sopra all’Aia Patissi.
Per rioccupare la posizione gli alpini del battaglione Morosa attaccarono da malga Primaluna il 10 giugno 1916, ma senza successo e con alcuni morti. Stesso esito ebbe l’attacco notturno del battaglione alpini Monte Pavone il successivo giorno 16, quando gli italiani attaccarono lungo i ripidissimi pendii prativi occidentali.
La riconquista della montagna avvenne il 3 luglio 1916, grazie ad un attacco svolto dal plotone esploratori del battaglione Monrosa che risalì la rocciosa cresta sud-orientale nel tardo pomeriggio, mentre le mitragliatrici del Tombolin obbligavano l’avversario a non esporsi sui parapetti delle trincee. Al prezzo di un paio di caduti, tra i quali il comandante del reparto (ten. Magalini), gli italiani catturarono 75 prigionieri, due mitragliatrici ed un riflettore con una settantina di fucili.
Da quel giorno la cresta di Cenon-Primalunetta divenne un caposaldo fortificato della linea italiana avanzata, con trinceramenti e sbarramenti di reticolati a 360°, in grado di resistere per giorni anche se completamente circondato. Ma, salvo azioni di disturbo da parte di pattuglie e occasionali tiri d’artiglieria, non venne mai attaccata. Nella conca sommitale sorse un vero e proprio villaggio di baracche in legno, di ricoveri blindati con sacchi di sabbia e pietrame, di rifugi in caverna. La posizione era dotata di due cannoni a tiro rapido da 42 mm, di quattro mitragliatrici pesanti Fiat 1914, di una sezione bombarde da 58 mm (su due armi), di una sezione lanciaspezzoni Bettica e di circa 250 fucilieri.
Nei primi giorni di novembre del 1917, nel contesto della ritirata generale dalle vette di Rava per il ripiegamento al Grappa dopo Caporetto, anche Cima Primalunetta e Monte Cenon furono evacuati senza combattere dalle forze italiane e rimasero nella profonda retrovia austriaca, meta solamente dei soldati e degli operai militarizzati addetti al recupero dei materiali e dei rifornimenti che gli italiani avevano abbandonato in grande quantità.
Luca Girotto

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Mercoledì, 11 Febbraio 2015